Michele è l’orologiaio del quartiere.
Ripara e vende orologi in una piccola bottega che si nasconde tra le insegne dei tabacchi e quelle dei caffè. Se non la conosci difficilmente la noti perché la bottega di Michele l’insegna non ce l’ha.
La sua insegna è la vetrina, grande come un banco di scuola, dove sono esposti orologi antichi e contemporanei, ciascuno dei quali ha un cartoncino scritto a mano, che ne descrive il modello.
Michele tratta orologi di lusso che hanno già avuto un proprietario, talvolta più di uno. Lui li pulisce, li sistema e li espone. Poi, a voce, ti racconta “la storia dell’orologio”.
Temporeggio davanti alla vetrina, poi suono il campanello ed entro.
La bottega di Michele consiste in una piccola scrivania, una piccola mensola vicino alla scrivania e un piccolo soppalco sopra la scrivania. È una sorta di scrivorologeria.
Con un po’ di vergogna gli dico che dovrei semplicemente cambiare la pila del mio Nixon e, mentre me la cambia, gli chiedo informazioni su un orologio che è in vetrina.
“Questo è un Roamer svizzero a carica manuale. È degli anni trenta, con il quadrante avorio e il cinturino in pelle. Ha addirittura la custodia originale, guarda che meraviglia. Apparteneva a un anziano signore e quando l’ho preso era quasi da buttare.
L’ho completamente ricostruito. Provalo!” mi dice Michele, spostandosi il monocolo sul collo.
Il mio Roamer fa le 2:58.
Buonanotte a tutti
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